Oggi parliamo di donne

Si avvicina la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e come ogni anno ci concentriamo maggiormente su statistiche e omicidi degli uomini sulle donne.

Omicidi dove anche in quel frangente il giornalista parla della vita dell’assassino uomo, senza accennare alla vita della vittima donna, la “vera protagonista” dell’accaduto. Non sono qui oggi a porre l’attenzione su questi crimini, per una volta ragioniamo insieme su un percorso differente, senza negare questo tipo di realtà. Anche solo per un attimo consideriamo la violenza tra donne partendo anche dalla povera Saman, ragazza pakistana uccisa dallo zio ma accompagnata nel bosco dalla madre per essere ammazzata, la donna che avrebbe dovuto proteggerla da quella violenza e invece ne era complice, inoltre tutti arrestati, la madre è l’unica ancora latitante quindi non così ingenua e sprovveduta.

La madre non è solo vittima del patriarcato mussulmano ma ne è anche complice, ma di questo non si parla.

Ogni giorno, nel mio lavoro, e non solo incontro vittime di altre vittime e sono per la maggior parte donne in conflitto tra loro.

Ieri ero ai giardinetti, nell’ora di pausa, Lecce permette ancora un clima mite così che mi siedo su una panchina di fronte al parco giochi dei più piccini, i bambini mi distraggono dal mondo pesante degli adulti.

Una bimba cinese era con la mamma su una giostra, quando è arrivata una bimba italiana, mamma e bimba cinese, sono scese dal gioco per lasciare spazio a mamma e bimba italiana le quali sono salite con impeto sulla giostra. Non si sono salutate, scambiate un cenno, un grazie, nulla di nulla. Due donne sono andate vie da un gioco per lasciare salire due altre donne che ritenevano superiori a loro, e ne hanno avuto conferma. Ed io come psicopedagogista e come psicoanalista, oltre che come donna, che vale molto di più di un ruolo, non ho detto nulla se non sentirmi ed essere anch’io complice in quel silenzio.

Dobbiamo denunciarci, noi donne dobbiamo uscire allo scoperto ogni volta che agiamo violenza su altre donne o che la subiamo.

Ogni volta che mamma e figlia litigano c’è una forma di violenza, quando due amiche litigano c’è una forma di violenza, quando una donna ha potere è perché quasi sempre sostenuta da quei maledetti uomini che tanto odiamo.

Una donna bella e brava ha una vita difficile.

Dall’ultima mia ricerca scientifica internazionale con l’Università del Salento e l’Università Politecnica Salesiana di Quito, Ecuador, è emerso che ogni forma di superstizione, atto magico, invidia (colei che divide) parte al 90% dalle donne, e dai clan femminili, ma la notizia non è questa, la ricerca ci comunica che non è ancora avvenuto un cambiamento significativo su questa percentuale.

Noi donne abbiamo il potere di amare, abbiamo il potere di creare, abbiamo la vita dalla nostra parte e ci preoccupiamo dell’uomo narcisista, che esistono e sono molti, ma tanto quanto le donne narcisiste di cui non si parla. L’uomo narcisista nasce da una madre donna narcisista. La donna vittima di una uomo narcisista cresce con una madre narcisista.

Denunciamoci noi donne, prendiamo in mano la nostra vita, depuriamola da un passato violento, da una cultura anche maschilista e andiamo avanti belle come il sole e per mano.

Andiamo insieme per mano.

Auguro a tutte noi donne che la giornata internazionale della violenza sulle donne possa diventare la giornata internazionale dell’Essere donne. Non abbiamo bisogno di una giornata, abbiamo bisogno di una vita.

Essere donne è già un privilegio di natura, basta coglierlo, come un fiore in un giardino segreto.

Maria Grazia De Donatis

Pubblicità