E’ arrivata l’estate e le voglie di libertà aumentano, potrei elencarne tante ma oggi mi soffermo sul mio desiderio estivo di teatro all’aperto. Così l’altro giorno, dopo il lavoro, mi sono imbattuta in uno spettacolo che mi incuriosiva particolarmente per diversi aspetti: Walking thérapy,
Walking thérapie è il divertente format di teatro urbano, creato nel 2015 per il Festival Off d’Avignone, da tre estrosi teatranti belgi, Nicolas Buysse, Fabrice Murgia e Fabio Zenoni, i quali sono successivamente scesi a Firenze, chiamati dal Teatro Rifredi, per produrre questa versione italiana dello spettacolo, tradotta da Angelo Savelli con Gregory Eve e Luca Avagliano, attori straordinari. Lo spettacolo ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico e di critica, registrando a oggi ben 80 repliche estive.
Due erano gli elementi che mi incuriosivano, il primo, avrei camminato con delle cuffie nel centro di Firenze, l’altro, che lo spettacolo “si occupava di un approccio terapeutico” ed io, come psicanalista ero quanto meno incuriosita, quando mi sarebbe ricapitato di vivere insieme a due regine dell’arte: il Teatro e la Psicoanalisi, sissignori la psicoanalisi è un’arte in quanto ha in sé estro, disciplina ed intuito.
Alle 20,30 mi sono ritrovata in una piccola via adiacente al duomo dove mi hanno fornito delle cuffie e uno sgabello leggero per potermi sedere durante il percorso, ma che idea formidabile, nei momenti di riflessione, sarei potuta stare comodamente seduta ascoltando il mio spettacolo solo dalle cuffie, cuffie potentissime che acuivano qualsiasi rumore esterno, impossibile non immergersi in un teatro a cielo aperto che è il centro storico di Firenze.
Gli attori sono, un ex paziente ora guarito, Luchino e il terapeuta Gregory, il quale dimostra a tutti che il suo metodo – la Walking therapy – è la soluzione ideale per guarire dai propri malesseri psichici.
Peccato che nel corso della passeggiata Luchino subisce una battuta d’arresto che porterà egli stesso, il terapeuta Gregory e l’intero gruppo, a riflettere sulle proprie paure e sulla possibilità di superarle, attraverso una vera e propria forma di guarigione che l’arte della commedia ha in sé come la risata, la riflessione e, in questo caso specifico, il movimento e la socializzazione.
E poi, diciamocelo, camminare per il centro di Firenze soffermandosi dentro piccoli angoli di storia eterna, non è terapeutico?
Ma cosa mi ha lasciato questo spettacolo?
Perché poi è questo che chiedo sempre ai miei pazienti ogni volta che termina una seduta; cosa portano con sé, in un sol punto, un pensiero dell’intera seduta.
Una delle prime cose che Luchino dice è che bisogna convivere con le proprie paure a partire dalla paura della morte. Questo mi ha colpito perché va subito, freudianamente parlando, al nocciolo della questione, l’angoscia. E cos’é l’angoscia, se non la paura che tutto finisca nel nulla. Una delle paure più grandi dell’essere umano è quella di non essere nulla, di non valere nulla e di non essere importante, quindi amato, paura che combina dei disastri colossali.
Questa è una paura tabù, come la chiamo io, quel tipo di paura di cui non si può parlare e che walking thérapy sa esprimere quando Gregory dice: “Non ne potete più di nascondere le vostre paure nel profondo di voi stessi e di essere costretti a recitare la parte di quello a cui va tutto bene. Vorreste guardala dritto negli occhi la paura e non attraverso uno schermo, affinché the fear becomes your friend, affinché la paura diventi nostra amica”.
Chi non ha nessuna paura è malato. Il punto non è infatti sconfiggere tutte le paure ma riconciliarsi con esse, convivere, trasformarle con cura ed attenzione per poter vivere in modo più armonioso. Non appena ci si riconcilia con la propria paura questa non ha più in pugno la persona. La rimozione della paura porta alla sclerotizzazione e consuma moltissima energia che impedisce di vivere in maniera autentica e vitale.
Siamo nati sani e spesso abbiamo scelto di vivere male per paura di… E chi tiene la propria paura sotto chiave, manca di energia per vivere, spesso si sente esaurito. Ed è per questo che la paura dev’essere trasformata, mutando in una sorgente di energia, di vita e anche di allegria. Così come è l’allegria di poter andare a teatro, di poter socializzare con l’Altro, perché ricordiamoci che “l’uomo è medicina per l’uomo” come dice un proverbio africano. E che le buone relazioni giovano alla nostra salute, Aaron Antonowsky, sociologo della medicina, fondatore della salutogenesi, parla del sistema immunitario sociale. Significa: chi vive all’interno di relazioni forti e sane, in una buona amicizia, in un matrimonio vivo, in una famiglia intatta, di solito gode di migliore salute. Il buon rapporto rafforza il suo sistema immunitario, non è così soggetto alle continue malattie e, quando si ammala, guarisce prima delle persone che sono tagliate fuori dai rapporti con gli altri e isolate. L’assenza delle relazioni disorienta l’essere umano, nella depressione quest’assenza di relazioni diventa espressione di una malattia.
Questi temi vengono portati, dal Terapeuta Psicoanalista Gregory e dal Paziente Luchino, con grande leggerezza, ironia e sensibilità verso se stessi e verso il pubblico dentro uno scenario unico nel suo genere, la città di Firenze.
Il Teatro Rifredi, ancora una volta, ha irrorato le radici dell’umano, innervando il rapporto archetipo che vive nella liaison, essere umano, teatro ed emozione.
dott.ssa Maria Grazia De Donatis, psicoanalista