Non fare mai che le difficoltà e il male superino te stesso

Noi tutti siamo più grandi delle nostre ferite.

Quando il nostro corpo e la nostra mente sono sotto stress come in questo momento storico, il desiderio più o meno consapevole di abbandonarsi, di lasciare che il flusso degli eventi ci trascini in un limbo in attesa di tornare a vivere, è molto frequente.

I giorni passano, molti dei quali sempre uguali, confinati in nome o in virtù di informazioni, dati e meccanismi sempre meno chiari. I giorni passano e diventano mesi, diventano tempo trascorso e tu diventi un senza tempo, un tempo sospeso. Un cavallo di razza confinato dentro un recinto che ci ti fa perdere senso e senno. L’apatia diventa una coperta emozionale,un rifugio dove nascondere tutti quei sentimenti che non si vogliono provare, ma che in realtà nella parte più profonda di noi sono presenti.

Per me psicoanalista il webinar è l’antitesi all’incontro individuale non l’antidoto. Il telefono ha sostituito tutto, tranne l’incontro. L’illusione che la videochiamata possa sostituire un incontro è come l’ansiolitico che nel momento in cui lo si assume placa l’ansia ma il giorno dopo si ha bisogno di altre gocce perché non si è risolto il conflitto che l’ha generato. Nell’incontro Analitico esiste un prima, l’ incontro e un dopo nel quale si dovrebbe a lungo meditare, riflettere, riorganizzare le idee, pensare, funzione che ricordo viene prodotta solo in solitudine.

Il fattore terapeutico è l’incontro. Se non ci si incontra non si può stare bene. Le persone devono tornare a incontrarsi, incrociarsi conoscersi nei luoghi, sul treno, in palestra, fuori dalla scuola. Devi poter tornare a casa stanco non essere stanco in casa, non è umano.

Con il telefono puoi fare tutto ma puoi farlo male. Non puoi fare l’aragosta flambé se a casa hai solo delle verdure, al massimo fai un minestrone e così non muori di fame. Il senso del limite non è una cosa facile e difficilmente si apprende con entusiasmo. Devi fare quello che il contesto ti permette di fare ma al tempo stesso devi stare attento a non fare ciò che il contesto ti induce a fare e cioè a vivere da addormentato.

Ciò che si confida nell’incontro difficilmente verrà detto davanti a uno schermo perché quell’intimità, quella corporeità emotiva non si intravede, non si vive, non ci si tocca. Il web è uno strumento, utile e innovativo ma un’applicazione non può sostituire una palestra, un teatro, il suono di un violino, il chiasso di una classe, la visita a una città d’arte, il bagno al mare men che meno il rapporto terapeuta paziente.

Uscire da questa nebbia mentale è la strada per non cadere in stati depressivi, esci, esci tutti i giorni, cammina, respira sententi vivo. Non lasciare che la tua mente utilizzi la sofferenza per poterti poi creare una nuova identità dove ti senti vittima.

Non dispiacerti troppo per te stesso e per il contesto, reagisci, muoviti sempre un pò di più, produci uno sforzo attivo nella tua mente e nel tuo corpo. Non perdere tempo a lamentarti con altri delle tue sofferenze, canalizza la tua rabbia nella creatività e nel tuo corpo, usalo anche solo per cantare ma usalo.

Dal momento che è impossibile sfuggire a questo momento storico, l’unica possibilità di cambiamento che hai è di attraversarlo, passaci dentro da vivo non da automa e appena puoi corri e incontra l’Altro ed entrambi sarete felici della vostra Amicizia.

La violenza del tempo lacera l’anima, dice Simone Weil, ed è attraverso quella lacerazione che entra l’eternità.

E quando arriva la notte, dico io, fa che il tuo cuore sia ardente, così non sarà colpito dal gelo.

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